venerdì 31 maggio 2019

Al contrario di altri formati, il sistema Rapid è facilmente utilizzabile anche oggi.
Nato in casa Agfa (riesumando il sistema Karat anteguerra) per rispondere (alla tedesca, ovvero con precisione e ottimi risultati, ma con costi alti e quindi diffusione limitata) ai caricatori 126 Kodak, aveva l'indubbio vantaggio (per noi) di utilizzare pellicola 135 del tutto normale.
Oltre alle macchinette Agfa pari alle Instamatic, ovvero senza alcun controllo, furono fatte negli anni '60 diverse macchine interessanti anche da altre case (anche perchè, al contrario di Kodak, Agfa non chiedeva royalties per l'uso del suo sistema).
Esistevano formati 18x24, 24x24 e 24x36 Canon, Minolta, Voigtlander, Dacora, Regula, Bencini, Smena, Pentacon e parecchie altre. Le pellicole venivano prodotte, oltre che da Agfa, anche da Perutz, Ilford e Ferrania, oltre a ORWO per il blocco orientale (definite SL).

L'unico problema, oggi, è reperire i caricatori vuoti, che vengono costantemente riutilizzati, poichè la pellicola passa dal quello pieno a quello vuoto; ma anche questo è un problema relativo, di solito nelle macchine in vendita vi è almeno un caricatore vuoto (anzi ci DEVE essere, altrimenti la macchina è incompleta e quindi di minor valore), sulla baya si trovano caricatori singoli (anche se a volte a prezzi disumani) e sui mercatini si possono recuperare macchine scassate con dentro il loro caricatore a pochi euro). Per chiarire: per iniziare ci vogliono quindi almeno 2 caricatori (uno vuoto ed uno pieno); per fare diverse sedute, o sviluppate immediatamente, o vi procurate altri caricatori vuoti.

La pellicola contenuta nel caricatore è lunga 60cm, sufficiente alle 12 pose standard per il 24x36 (o più per i formati inferiori); metraggi più lunghi rischiano di incastrarla all'interno del caricatore (che non si può aprire senza distruggerlo) bloccando le mollette interne; inoltre il contapose si blocca.

All'inizio ho provato a tagliare spezzoni di pellicola ed a inserirli a mano nel caricatore, ma ho trovato subito due problemi: la misurazione dello spezzone al buio, che mi costringeva comunque a srotolarlo tutto; e l'inserimento che è lungo e difficoltoso.
Rischi (anzi certezze): righe, graffi ed accartocciamenti.

Ho quindi deciso di risolvere, realizzando una bobinatrice.

1) procuratevi una Agfa ISO del più infimo livello, possibilmente rotta (la mia l'ho trovata su di un mercatino a ben 1 euro, compresi 2 caricatori vuoti)
2) togliete l'inutile (obbiettivo e otturatore) e chiudete il buco incollando un bel pezzo di plastica nera (io ho usato il retro della confezione di un CD)
3) mantenete il sistema di caricamento della pellicola in tutte le sue parti, comprese le levettine varie che devono essere premute del dorso della macchina, non toglietele , altrimenti i meccanismi di ricarica non funzionano (probabilmente smontando il tutto si potrebbe togliere qualcosa, ma mi sembrava del tutto inutile cercare di capire come funziona...)
4) aprite una fessura rettangolare, lunga e stretta, nel battente laterale del dorso. Nel guardare la macchina vi rendere conto che il battente resta esattamente a livello della pellicola sul piano focale.
5) collegate, dall'esterno, una normale bobinatrice con un raccordo alla fessura. io ho deciso di fare un raccordo reversibile, in modo sia da recuperare eventualmente la bobinatrice, ma soprattutto per poter attaccare qualsiasi bobinatrice carica che ho sottomano, con svariati tipi di pellicola. Ho usato una busta in plastica nera di una 'bulk' ed ho in pratica fatto un tubo morbido, fissandolo sia alla bobinatrice che alla macchina con nastro isolante nero.
6) inserita la pellicola nella bobinatrice fatene sporgere una coda fuori del 'tubo' dentro la macchina.
7) sagomate la coda in maniera opportuna (come da foto), altrimenti si incastrerà. Scrivete sulla coda il tipo di pellicola e la sigla EXP per 'esposta'. Questa coda sporgerà del caricatore una volta utilizzato e senza scritte non si riuscirà più a capire cosa è (questo accorgimento era ovviamente usato da Agfa...)
8) inserite un caricatore vuoto nell'alloggiamento apposito (appunto quello per il caricatore vuoto, opposto al lato della pellicola)
9) chiudete il dorso e cominciate a 'caricare' ruotando la rotella della macchina. Con una Agfa Isomat 25/26 'cariche' sono sufficienti. Tenete conto che, poichè la rotella sporge poco, in realtà ogni 'carica' fatta con il pollice, corrisponde ad una rotazione di circa 1/3 della rotella e quindi dell'albero con le ruotine dentate che fa avanezare la pellicola.
10) fatto il tutto aprite la macchina, tagliate la pellicola, sagomatela e scrivete il tipo.


I caricatori Rapid venivano prodotti da Agfa, Ilford, Perutz, Ferrania con la coda a sagoma stondata indicata nell'ultima foto. Al di là del muro, nella DDR la ORWO (unica produttrice di caricatori in formato adatto, chiamato SL, di tutto il blocco sovietico), per le macchine rapid d'oltrecortina, utilizzava caricatori più spartani, in plastica e senza segnalazione degli ASA (che comunque funzionano anche nelle macchine occidentali) sagomando la pellicola in modo diverso, ma comunque efficiente.
Poichè tale sagoma è più facile da realizzare a mano con la forbice, ormai utilizzo solo quest'ultima.

Ecco alcune foto:


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