Fotocamera poco conosciuta, ma con un design eccezionale, pulito ed essenziale, che ancora oggi, in tempo di digitali, resta affascinante.
Il sistema Agfa Rapid
La Rapid S2, come dice il suo nome, utilizza i caricatori del
sistema Rapid di Agfa, che negli anni ’60, per fare concorrenza all’Instamatic
Kodak, rispolverò le sue vecchie ‘kassette’ Karat (degli anni ’30) dotandole di
un antesignano accoppiamento DX, ovvero la trasmissione automatica della
sensibilità della pellicola all’esposimetro, realizzato con una linguetta
metallica fissata al caricatore.
Il vantaggio del Rapid era che la pellicola, normale 135mm
perforata, poteva essere di tutti i tipi in circolazione e della qualità del
135mm, molto migliore di quella Instamatic Kodak.
Purtroppo, in realtà, l’unica casa a produrre pellicole Rapid
fu solo Agfa (con pochi esperimenti di Ilford errania) e quindi la ristrettezza del
mercato coperto da Agfa portò alla sua scomparsa.
Il sistema prevede due caricatori in macchina, uno con la
pellicola vergine, ed uno vuoto, che raccoglie man mano la pellicola
impressionata; terminato il ‘rullino’, che tuttavia non ha alcun perno interno,
si toglie quello contenente la pellicola impressionata ed al suo posto si mette
quello ormai vuoto, pronto a ricevere la successiva pellicola.
Il caricamento è davvero rapidissimo, basta inserire il
caricatore nuovo, con la linguetta di pellicola che ne esce, nella cavità
prevista, chiudere il dorso e scattare a vuoto alcune volte, per far scorrere
ed inserire la pellicola da sola nel rocchetto vuoto.
Unico neo è che le pellicole (anche ricaricandole a mano) non
possono dare più di 12 scatti.
La Fotocamera
Le macchine per il sistema Rapid non furono numerose e quasi
tutte a livello Instamatic, ovvero con diaframma fisso ed un paio di tempi di
esposizione (si veda tutta la gamma Agfa e Dacora), tuttavia alcune marche
importanti realizzarono varianti dei propri modelli (quindi di livello
superiore alle precedenti), in diversi formati.
Il classico 24x36 con la Vito D Voigtländer, altri in mezzo
formato 18x24 quali Canon Dial e Olympus Pen EE, altri nel quadrato 24x24 come
la stessa Agfa Optima 250 V.
Solo alcuni fabbricanti giapponesi intrapresero la strada di
progettare macchine di buon livello specifiche per il sistema Rapid, che con
l’assenza del rocchetto fisso e del riavvolgimento, nonché con la minor
dimensione del caricatore, permettevano realizzazioni particolari.
Ad esempio Minolta 24, Mamiya Myrapid e Fujica S2.
La Fujica Rapid S2 è una macchina piccola e lunga, ma di
solida costruzione.
Monta un obbiettivo fisso Fujinar-K 28mm/f:2,8 (con diaframma
fino a 22); messa a fuoco stimata, ma con ampia scala, che integra simboli e
indicazione in metri e feet (da 80cm all’infinito).
Utilizza un formato quadrato 24x24mm, cui corrisponde il
mirino, abbastanza luminoso, senza la correzione dell’errore di parallasse; nel
quale, piccola gemma, appare una bandierina rossa in caso di luce insufficiente
(come nelle Olympus).
Il formato quadrato permette 16 scatti sulla pellicola Rapid
standard; il contatore, a lato della leva di scatto, si posiziona su 16 e
decrementa man mano si scatta, bloccandosi sullo 0, e permettendo solo l’avanzamento
della pellicola sino al suo sgancio dal rocchetto di trascinamento, ma non
scatti ulteriori.
L'esposizione è del tutto automatica, con l’esposimetro accoppiato, il quale ha la cellula al selenio attorno
alla lente dell’obbiettivo, così da poter montare i filtri colorati senza
problemi di esposizione, che verrà corretta automaticamente.
Purtroppo non ho il manuale, ma alla vista i diaframmi
ovviamente diminuiscono all’aumentare della luce, ed ad orecchio cambiano anche
i tempi dell’otturatore (sembra utilizzi il sistema Program, come le piccole
compatte automatiche di quegli anni, tipo la Chinon EE o la Rollei 35 XT ecc.
L’esposizione è invece fissa con l’uso del flash (credo 1/60 di sec.), nel cui caso si devono scegliere manualmente i diaframmi; mentre normalmente è automatica (si utilizza la A rossa sulla ghiera dei diaframmi).
Uso ed impressioni.
La macchina è piacevolissima da tenere in mano, poiché dà la
sensazione di una saponetta lunga e panciuta; è abbastanza pesante da
costituire una buona base anche a tempi lenti.
La corsa del pulsante di scatto è un po’ troppo lunga, almeno
nella mia, e purtroppo spesso si rischia di scattare un attimo troppo tardi.
Credo che l’uso per la street sia ottimale, poiché con
l’automatismo dell’esposizione e la scelta preventiva della messa a fuoco è una
vera point-and-shot; inoltre il 28mm dà un’ampia inquadratura ed un’ottima
profondità di campo.
Il formato quadrato permette di raggiungere ingrandimenti
discreti, certo molto migliore del mezzo formato, anche aiutato dall’ottima ed
incredibile resa dell’obbiettivo, che potete apprezzare nel crop 100% riportato
più sotto.
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