inizio qui una serie di articoli dedicati a questa macchina, della quale, senza sapere perchè, mi sono innamorato
una Serie I Pronto shutter |
La Kodak Duo-620 è una fotocamera medio-formato ‘folding’ (ovvero con l’obbiettivo montato su di un soffietto ripiegabile) prodotta dal 1933 al 1940 dalla Kodak AG/Nagel-Werk di Stoccarda.
Il nome "Duo" non si riferisce alla possibilità del doppio formato, ma al fatto che il formato delle immagini è di 6x4,5 cm, che quindi dava, rispetto al ‘normale’ 6x9 esattamente il doppio di scatti sullo stesso rullino (16 invece di 8). Ci sono stati solo tre modelli principali di questa fotocamera, ma grazie alla varie combinazioni di obbiettivi ed otturatori si arriva ad almeno 25 varianti esistenti, come indicato in seguito.
Tutte le varianti sono molto compatte, la Serie I in particolare non è molto più grande rispetto alla sua contemporanea Retina 35mm, ma ha una superficie utile pellicola quasi tre volte più grande con un rapporto fra i lati di 4/3, cosa nuova per l’epoca (per gli interessati la superficie di un 24 x 36 millimetri è 864 millimetri quadrati, rispetto ai 2365 millimetri quadrati di superficie effettiva utilizzabile della Duo-620, i cui fotogrammi sono esattamente di 57 X 41 mm).
Il nome "Duo" non si riferisce alla possibilità del doppio formato, ma al fatto che il formato delle immagini è di 6x4,5 cm, che quindi dava, rispetto al ‘normale’ 6x9 esattamente il doppio di scatti sullo stesso rullino (16 invece di 8). Ci sono stati solo tre modelli principali di questa fotocamera, ma grazie alla varie combinazioni di obbiettivi ed otturatori si arriva ad almeno 25 varianti esistenti, come indicato in seguito.
Tutte le varianti sono molto compatte, la Serie I in particolare non è molto più grande rispetto alla sua contemporanea Retina 35mm, ma ha una superficie utile pellicola quasi tre volte più grande con un rapporto fra i lati di 4/3, cosa nuova per l’epoca (per gli interessati la superficie di un 24 x 36 millimetri è 864 millimetri quadrati, rispetto ai 2365 millimetri quadrati di superficie effettiva utilizzabile della Duo-620, i cui fotogrammi sono esattamente di 57 X 41 mm).
Storia
Prima di entrare nello specifico, diamo uno sguardo alla storia della Kodak/Nagel-Werk.
Il Dr. August Nagel, (1867-1943) è stato forse la figura più importante nello sviluppo delle fotocamere tedesche.
Egli iniziò nel 1908, in collaborazione con un certo sig. Drexler, a produrre macchine fotografiche sotto il nome di Drexler & Nagel; nel 1909 la società cambiò nome in Contessa KW e nel 1919 si fuse con la Nettel KW per formare la Contessa-Nettel.
Finalmente nel 1926 Contessa-Nettel si consorziò con altri nomi famosi come Erneman, Goertz, ICA e Zeiss per formare quella che poi diventerà Zeiss Ikon AG, che mantenne a lungo come nome di alcuni modelli proprio Contessa e Nettel.
La gestione del nuovo conglomerato di aziende non fu facile. Il dottor Nagel ebbe presumibilmente diverse accese discussioni con gli altri membri del consiglio sulla politica industriale e il design; la leggenda vuole che gli altri membri del CDA tenessero a distanza Nagel, poiché, a confronto dei loro titoli accademici, il suo titolo di dottore (cui peraltro lui teneva moltissimo, al punto da inserirlo più avanti nel nome della sua stessa azienda) veniva da una laurea honoris-causa rilasciatagli dall’università di Friburgo nel 1918, in riconoscimento dei suoi contributi al settore della fotografia tedesca.
Più probabilmente le sue capacità innovative e la ferma convinzione dell’importanza che la costruzione meccanica del copro della fotocamera avrebbero dovuto avere, si scontrarono con Zeiss, che invece riteneva sufficiente la validità del solo obbiettivo.
Così Nagel, pur mantenendo una cospicua quota delle azioni di Zeiss A.G., fondò nel 1928 una nuova società, la Dr.August Nagel Werke, che in breve tempo realizzò, dai disegni dello stesso Nagel, le innovative fotocamere conosciute come Miniatur, Pupille e Vollenda.
Nonostante il successo della sua nuova azienda, il deterioramento della situazione economica e politica in Germania nei primi anni Trenta presentava un quadro fosco per il futuro la neonata società. Così, quando i rappresentanti della Eastman Kodak gli fecero una seria offerta per rilevare la sua compagnia, firmò nel dicembre 1931 l’accordo di cessione, che tuttavia prevedeva che lui sarebbe rimasto in qualità di Amministratore Delegato e Chief Designer. La società diventò quindi l'AG Kodak / Nagel-Werk, eccola nel 1934.
La Eastman Kodak, che aveva raggiunto il successo nel mercato delle fotocamere semplici, dove lo slogan ‘voi schiacciate il bottone, al resto pensiamo noi’ aveva fatto breccia nel consumatore americano medio, era preoccupata per lo sviluppo possibile di Agfa, che, come lei, produceva pellicole e semplici macchine a menisco, ma iniziava ad avvicinarsi al segmento per il fotoamatore più evoluto e per il professionista, già monopolizzato anche negli USA dalle altre case tedesche più note (Zeiss e Voigtländer).
Il timore, quindi, di essere scavalcata da Agfa, spinse Kodak, sul piano delle pellicole, a produrre i formati ‘proprietari’ 616 e 620, ed a cercare proprio in Germania un partner all’altezza, per migliorare la sua gamma di fotocamere con prodotti pari o migliori della concorrente europea.
Nagel fu quindi considerato l'uomo adatto per portare a compimento questa idea, che fu davvero vincente, al punto che la società continuò sino alla metà degli anni ’60, anche se nel dopoguerra le uniche macchine prodotte furono la Retina , con tutte le sue varianti, sino alla Retina Reflex ad ottiche intercambiabili e le più economiche Retinette.
Ma Nagel non fu solo il creatore della Retina, che era una macchina di alto livello, ad un prezzo accessibile; con la sua idea fissa di realizzare macchine affidabili, che sfruttassero le nuove e migliori pellicole che allora stavano uscendo sul mercato (ad esempio la Verichrome Pan, non a caso di Kodak), fu soprattutto l’inventore del caricatore pronto da 35mm che usiamo tutt’ora, dei cui brevetti Kodak (con l’acquisizione della Nagel-Werke) divenne proprietaria e lanciò sul mercato col nome di 135 proprio insieme alla Retina nel 1934.
La gestione del nuovo conglomerato di aziende non fu facile. Il dottor Nagel ebbe presumibilmente diverse accese discussioni con gli altri membri del consiglio sulla politica industriale e il design; la leggenda vuole che gli altri membri del CDA tenessero a distanza Nagel, poiché, a confronto dei loro titoli accademici, il suo titolo di dottore (cui peraltro lui teneva moltissimo, al punto da inserirlo più avanti nel nome della sua stessa azienda) veniva da una laurea honoris-causa rilasciatagli dall’università di Friburgo nel 1918, in riconoscimento dei suoi contributi al settore della fotografia tedesca.
Più probabilmente le sue capacità innovative e la ferma convinzione dell’importanza che la costruzione meccanica del copro della fotocamera avrebbero dovuto avere, si scontrarono con Zeiss, che invece riteneva sufficiente la validità del solo obbiettivo.
Così Nagel, pur mantenendo una cospicua quota delle azioni di Zeiss A.G., fondò nel 1928 una nuova società, la Dr.August Nagel Werke, che in breve tempo realizzò, dai disegni dello stesso Nagel, le innovative fotocamere conosciute come Miniatur, Pupille e Vollenda.
Nonostante il successo della sua nuova azienda, il deterioramento della situazione economica e politica in Germania nei primi anni Trenta presentava un quadro fosco per il futuro la neonata società. Così, quando i rappresentanti della Eastman Kodak gli fecero una seria offerta per rilevare la sua compagnia, firmò nel dicembre 1931 l’accordo di cessione, che tuttavia prevedeva che lui sarebbe rimasto in qualità di Amministratore Delegato e Chief Designer. La società diventò quindi l'AG Kodak / Nagel-Werk, eccola nel 1934.
La Eastman Kodak, che aveva raggiunto il successo nel mercato delle fotocamere semplici, dove lo slogan ‘voi schiacciate il bottone, al resto pensiamo noi’ aveva fatto breccia nel consumatore americano medio, era preoccupata per lo sviluppo possibile di Agfa, che, come lei, produceva pellicole e semplici macchine a menisco, ma iniziava ad avvicinarsi al segmento per il fotoamatore più evoluto e per il professionista, già monopolizzato anche negli USA dalle altre case tedesche più note (Zeiss e Voigtländer).
Il timore, quindi, di essere scavalcata da Agfa, spinse Kodak, sul piano delle pellicole, a produrre i formati ‘proprietari’ 616 e 620, ed a cercare proprio in Germania un partner all’altezza, per migliorare la sua gamma di fotocamere con prodotti pari o migliori della concorrente europea.
Nagel fu quindi considerato l'uomo adatto per portare a compimento questa idea, che fu davvero vincente, al punto che la società continuò sino alla metà degli anni ’60, anche se nel dopoguerra le uniche macchine prodotte furono la Retina , con tutte le sue varianti, sino alla Retina Reflex ad ottiche intercambiabili e le più economiche Retinette.
Ma Nagel non fu solo il creatore della Retina, che era una macchina di alto livello, ad un prezzo accessibile; con la sua idea fissa di realizzare macchine affidabili, che sfruttassero le nuove e migliori pellicole che allora stavano uscendo sul mercato (ad esempio la Verichrome Pan, non a caso di Kodak), fu soprattutto l’inventore del caricatore pronto da 35mm che usiamo tutt’ora, dei cui brevetti Kodak (con l’acquisizione della Nagel-Werke) divenne proprietaria e lanciò sul mercato col nome di 135 proprio insieme alla Retina nel 1934.
La Kodak Duo-620 (six-twenty)
Le prime sfide affrontate dalla Kodak-Nagel furono l'utilizzo dei formati 616 e 620, che erano usciti nel febbraio 1932, che erano solo i familiari 116 e 120, ma con una bobina più compatta.
Cercando di risolvere il problema di avere migliori risultati di ingrandimento rispetto al 35mm, ma con fotocamere più compatte delle allora comuni folding 6x9cm, venne realizzata appunto la Kodak Duo-620, che fu la prima della gamma con design completamente rinnovato di Kodak (e che servirà poi come base per il progetto Retina).
La Duo, come si è detto all’inizio, utilizzava il roll-film 620, ma realizzava fotogrammi verticali da 4,5x6 cm circa, permettendo così di avere sullo stessa lunghezza di pellicola ben 16 fotogrammi, con un’area quadrupla del piccolo 135.
La Duo, come si è detto all’inizio, utilizzava il roll-film 620, ma realizzava fotogrammi verticali da 4,5x6 cm circa, permettendo così di avere sullo stessa lunghezza di pellicola ben 16 fotogrammi, con un’area quadrupla del piccolo 135.
La macchina è composta da un solido carter in lega di alluminio pressofuso con tre semplici incavi, i due posteriori laterali per i rulli della pellicola e quello centrale anteriore destinato a contenere (ripiegati) il soffietto, ed il gruppo otturatore/diaframmi/ottica.
Nella parte superiore a sinistra la manopola di ‘carica’ della pellicola cui fa da contrappeso, per la sola ‘simmetria’ estetica, una rotella con la scala per il calcolo delle profondità di campo; al centro, ripiegabile su se stesso, un semplice mirino ottico. Questa semplice sistemazione verrà poi sostituita, con la serie II CRF, da una calotta con il telemetro accoppiato ed il contafotogrammi automatico.
Nella parte superiore a sinistra la manopola di ‘carica’ della pellicola cui fa da contrappeso, per la sola ‘simmetria’ estetica, una rotella con la scala per il calcolo delle profondità di campo; al centro, ripiegabile su se stesso, un semplice mirino ottico. Questa semplice sistemazione verrà poi sostituita, con la serie II CRF, da una calotta con il telemetro accoppiato ed il contafotogrammi automatico.
Il coperchio posteriore, già allora incernierato e dotato di pressa-pellicola, porta anche una doppia finestrella per la visione del numero del fotogramma.
Nella parte anteriore uno sportello quadrato ed incernierato, aprendosi verso il basso, permette l’estensione automatica del gruppo otturatore/ottica, che è collegato al corpo della macchina da un soffietto in carta telata e gommata.
Il gruppo otturatore/ottica è quello che in realtà, salvo poche finiture esterne, permette di distinguere le varie serie, anche se spesso sono presenti varianti coeve, anche non previste dai quelle poche informazioni ufficiali che si sono potute trovare.
Cataloghi francesi Photo-Hall 1934 e Tiranty 1936-37 |
Serie I
La prima Duo-620 appare nel 1933; Kodak la considera la Serie I (e la identifica con la sola scritta Duo 620 sullo sportello posteriore), ma è anche comunemente chiamata Art-Déco per la caratteristica finitura in lacca nera dei lati superiore ed inferiore e dal disegno presente intorno all’obbiettivo; che peraltro Kodak utilizza su tutte le sue fotocamere dello stesso periodo, con lo stile che lei stessa chiama ‘Octagon’.
Questo primo modello ha un semplice mirino ottico e per l’avanzamento della pellicola usa una sorta ‘chiave’, che deve essere ripiegata su se stessa ogni volta.
La Serie I è stata prodotta fino al 1937 ed ha avuto tre varianti base, distinte dagli otturatori, che dal modello più economico in su, furono: Pronto , Kodak e Compur.
Per lo scatto tutti e tre gli otturatori avevano una levetta diretta sul lato destro del corpo dell’otturatore stesso; il Pronto, più semplice, aveva solo 3 tempi (1/25,1/50,1/100) + B e T, e l’apertura delle lame (solo 3) avveniva semplicemente con il premere la leva.
Kodak e Compur avevano tempi fino al 300simo e dovevano essere caricati prima dello scatto.
L’obbiettivo base è un 7,5cm che si è portato dietro fin dalle origini qualche dubbio di paternità; infatti, pur essendo a catalogo con un Kodak Anastigmat ed uno Schneider Xenar entrambi di pari focale e diaframma, la macchina è stata distribuita nei mercati anglosassoni solo con il Kodak mentre in quello europeo con il solo Xenar (a parte alcuni pezzi con il Tessar Zeiss ovunque).Non avendo altre informazioni, è stato quindi ipotizzato per anni che l’ottica base fosse lo Xenar, ribattezzato per il mercato americano e per quello inglese ‘Kodak Anastigmat’ (secondo la nomenclatura delle ottiche made in USA, nella quale lo stesso nome era riservato alle ottiche di qualità superiore destinate al fotoamatore evoluto) perché Schneider era un nome sconosciuto in America, mentre per il mercato europeo rimanesse con il nome originale (con motivazioni identiche, vale a dire che gli obbiettivi Kodak entusiasmavano poco gli europei).
La validità dell’ipotesi veniva dal fatto che nello smontare le ottiche, non si riusciva a vederne la differenza e che i numeri di matricola, seguono perfettamente la numerazione Schneider (ancora oggi consultabile sul sito della fabbrica tedesca) e non quella Kodak.
Abbastanza inspiegabile rimaneva tuttavia la differenza di prezzo (il Kodak più a buon mercato); l’ipotesi era che i diversi prezzi dovevano essere solo di ‘facciata’, visto che nei due mercati veniva distribuita solo la versione ad essi destinata.
Solo ultimamente è stata ritrovata una documentazione ufficiale Kodak (‘Kodak lenses and shutter’, senza data ma probabilmente del 1939) che riporta come ottica della Duo Serie II, un Kodak Anastigmat 7,5cm/f:3,5 e ne illustra il disegno a ‘Tripletto di Cooke’ (3 lenti in 3 gruppi).
A questo punto si è ritrovata, nella produzione Schneider dell’epoca il ‘Radionar’ un tripletto di Cooke analogo alle caratteristiche dei Kodak Anastimgmat .
Ecco quindi che si possono riunire le varie informazioni e dare una risposta coerente con le stesse.
Fermo restando che l’ottica fosse uno Schneider Radionar semplicemente ribattezzato (e quindi con i corretti numeri di matricola), si giustifica il prezzo diverso, essendo lo Xenar una lente più sofisticata con uno schema Tessar (4 lenti in 3 gruppi).
Di conseguenza oggi possiamo affermare, da quanto sopra riportato, che gli obbiettivi Kodak Anastigmat delle Duo sono Schneider Radionar con solamente un nome diverso sulla ghiera anteriore.
I differenti prezzi dovevano essere solo di ‘facciata’, visto che nei due mercati veniva distribuita solo la versione ad essi destinata.
Di conseguenza oggi, da quanto sopra riportato, l’obbiettivo standard è considerato lo Schneider –Kreuznach Xenar , semplicemente rinominato per i mercati anglosassoni.
Già dalla Serie I venne creata una versione ‘entry level’ delle Duo, nelle quali era installato, come già detto, un otturatore Pronto (Ghautier) ed un obbiettivo (Xenar) con diaframma f:4,5, che paradossalmente è più incisivo del fratello ‘nobile’.
Alcune Duo, sia in questa serie che nelle successive e per tutti i mercati, furono dotate di Tessar Zeiss, probabilmente sempre per ragioni di marketing, per soddisfare gli irriducibili appassionati di Zeiss; da notare che i Tessar furono di 7cm di lunghezza focale e non di 7,5. Nella Series I l’ottica ha la messa a fuoco ad elica completa, vale a dire che per mettere a fuoco si deve fisicamente ruotare la lente anteriore.
Non era una macchina a buon mercato, ma di fascia decisamente alta; la versione normale costava 52,50 dollari (pari a 911 dollari/1184 euro del 2011), a confronto della Brownie che aveva un prezzo di 2 dollari!
Alcune Duo, sia in questa serie che nelle successive e per tutti i mercati, furono dotate di Tessar Zeiss, probabilmente sempre per ragioni di marketing, per soddisfare gli irriducibili appassionati di Zeiss; da notare che i Tessar furono di 7cm di lunghezza focale e non di 7,5. Nella Series I l’ottica ha la messa a fuoco ad elica completa, vale a dire che per mettere a fuoco si deve fisicamente ruotare la lente anteriore.
Non era una macchina a buon mercato, ma di fascia decisamente alta; la versione normale costava 52,50 dollari (pari a 911 dollari/1184 euro del 2011), a confronto della Brownie che aveva un prezzo di 2 dollari!
Serie II
Nel luglio 1937 la Serie I "Art Déco" viene sostituita dalla Serie II (non-RF); l’identificazione con la goffratura del nome sulla porta posteriore è quanto mai varia, dalle sole parole ‘Duo 620’, sino alla dizione completa con Six-20 e Series II.
I cambiamenti evidenti rispetto al modello precedente, sono: la finitura satinata della cromatura sul coperchio superiore (più banale ma più resistente) e la base ricoperta di pelle nera.
Oltre a questi cambiamenti cosmetici, la fotocamera è ora leggermente più alta per consentire il pulsante di scatto a distanza sul coperchio superiore (unico sostanziale miglioramento), e ha anche una vera e propria manopola per l’avanzamento della pellicola al posto della chiavetta; al mirino viene aggiunta, come alcune delle ultimissime Serie I, una lente frontale per migliorare la visione. C'è anche una slitta porta-accessori, che tuttavia non ha la misura standard, ma è leggermente più stretta e serve esclusivamente per montare il telemetro esterno Kodak.
Inserti pubblicitari americani per la Duo 'improved' |
Oltre a questi cambiamenti cosmetici, la fotocamera è ora leggermente più alta per consentire il pulsante di scatto a distanza sul coperchio superiore (unico sostanziale miglioramento), e ha anche una vera e propria manopola per l’avanzamento della pellicola al posto della chiavetta; al mirino viene aggiunta, come alcune delle ultimissime Serie I, una lente frontale per migliorare la visione. C'è anche una slitta porta-accessori, che tuttavia non ha la misura standard, ma è leggermente più stretta e serve esclusivamente per montare il telemetro esterno Kodak.
Gli otturatori rimangono praticamente gli stessi, salvo l’introduzione, al vertice della gamma, del Compur Rapid, che permette dai tempi lenti fino al 500esimo .
Gli obbiettivi rimangono gli stessi senza alcuna variazione, salvo il sistema di messa a fuoco che diventa ad elicoide; in questo caso si utilizza un perno esterno che è solidale ad un bicchierino d’acciaio e che invece di ruotare la lente anteriore, sposta tutto il gruppo ottico rispetto al piano focale (soluzione molto più raffinata e precisa, ma che complica profondamente le eventuali tarature). Infine aumenta il prezzo che diventa 57,50 dollari (pari a 901 dollari/1171 euro del 2011)
Gli obbiettivi rimangono gli stessi senza alcuna variazione, salvo il sistema di messa a fuoco che diventa ad elicoide; in questo caso si utilizza un perno esterno che è solidale ad un bicchierino d’acciaio e che invece di ruotare la lente anteriore, sposta tutto il gruppo ottico rispetto al piano focale (soluzione molto più raffinata e precisa, ma che complica profondamente le eventuali tarature). Infine aumenta il prezzo che diventa 57,50 dollari (pari a 901 dollari/1171 euro del 2011)
L’ultima versione
Pur essendo profondamente migliorata rispetto alla precedente, l’identificazione Kodak rimane la stessa; solo a posteriori verrà definita come ‘Serie II CRF’ (ovvero con telemetro).
Si tratta di una macchina fotografica molto più sofisticata rispetto ai modelli precedenti; il miglioramento più evidente (che cambia sagoma, altezza e peso) è l’inserimento di un telemetro a sdoppiamento di immagine collegato alla messa a fuoco e visibile direttamente nel mirino (tipo Contax, ma a specchi, e quindi molto più avanzato di quello Leica).
Cambia la direzione di avanzamento della pellicola con il pomello, di più facile presa, spostato sulla destra e viene aggiunto un contafotogrammi automatico. Un elemento strano è la presenza della slitta sul coperchio superiore; sulle versioni precedenti aveva senso per il fissaggio dell’apposito telemetro esterno, ma sulla CRF il telemetro è già integrato e gli otturatori (almeno nelle macchine prodotte) non prevedono la sincronizzazione del flash; nemmeno il libretto di istruzioni ne fa cenno.
L'esposimetro montato nella foto successiva è 'posticcio' infatti è posteriore di circa 10 anni, al momento dell'uscita della Duo CRF, gli esposimetri esterni non erano ancora così comuni e miniaturizzati.
Si tratta di una macchina fotografica molto più sofisticata rispetto ai modelli precedenti; il miglioramento più evidente (che cambia sagoma, altezza e peso) è l’inserimento di un telemetro a sdoppiamento di immagine collegato alla messa a fuoco e visibile direttamente nel mirino (tipo Contax, ma a specchi, e quindi molto più avanzato di quello Leica).
Cambia la direzione di avanzamento della pellicola con il pomello, di più facile presa, spostato sulla destra e viene aggiunto un contafotogrammi automatico. Un elemento strano è la presenza della slitta sul coperchio superiore; sulle versioni precedenti aveva senso per il fissaggio dell’apposito telemetro esterno, ma sulla CRF il telemetro è già integrato e gli otturatori (almeno nelle macchine prodotte) non prevedono la sincronizzazione del flash; nemmeno il libretto di istruzioni ne fa cenno.
L'esposimetro montato nella foto successiva è 'posticcio' infatti è posteriore di circa 10 anni, al momento dell'uscita della Duo CRF, gli esposimetri esterni non erano ancora così comuni e miniaturizzati.
Tutte montavano l’obbiettivo (Kodak Anastigmat o Xenar) con il diaframma più luminoso ed avevano la messa a fuoco ad elicoide; l’otturatore era il Compur-Rapid, con tempi fino al 500esimo, ma ancora senza sincronizzazione flash e senza autoscatto. Il prezzo negli USA aumentò enormemente, passando dai 57 della versione precedente a ben 87,5 dollari, (pari a 1420 dollari/1847 euro del 2011).
Ergonomicamente è abbastanza scomoda, il controllo del fuoco è troppo vicino è troppo vicino alla cerniera sinistra dello sportellino anteriore e le finestre del telemetro sono mal disposte, tenendo conto che la maggior parte delle volte la fotocamera sarebbe stata usata in posizione verticale (per avere un fotogramma orizzontale).
Ma il vero ‘problema’ della Duo CRF è stata la data do presentazione sul mercato, che peggiore non poteva essere, ovvero il settembre 1939. Risulta che solo circa 2.000 Duo CRF sono state costruite da settembre 1939 a metà 1940 e la maggior parte sembra essere andata negli Stati Uniti.
Tuttavia ho da poco ritrovato una pubblicità italiana del dicembre 1940, dove sulla rivista del Touring Club (allora Consociazione Turistica italiana) la Kodak S.A. di Genova pubblicizzava la Duo CRF come regalo per le prossime feste natalizie; l’ottica è marcata Schneider Xenar, e quindi parrebbe possibile che un numero rilevante delle 2000 prodotte siano rimaste nell’Europa continentale.
Ultimamente alcune Duo con ottica Xenar stanno comparendo sul mercato dell’usato dei paesi dell’est europeo, quasi a confermarne la diffusione nell’area degli scontri della II GM.
Ergonomicamente è abbastanza scomoda, il controllo del fuoco è troppo vicino è troppo vicino alla cerniera sinistra dello sportellino anteriore e le finestre del telemetro sono mal disposte, tenendo conto che la maggior parte delle volte la fotocamera sarebbe stata usata in posizione verticale (per avere un fotogramma orizzontale).
Ma il vero ‘problema’ della Duo CRF è stata la data do presentazione sul mercato, che peggiore non poteva essere, ovvero il settembre 1939. Risulta che solo circa 2.000 Duo CRF sono state costruite da settembre 1939 a metà 1940 e la maggior parte sembra essere andata negli Stati Uniti.
Tuttavia ho da poco ritrovato una pubblicità italiana del dicembre 1940, dove sulla rivista del Touring Club (allora Consociazione Turistica italiana) la Kodak S.A. di Genova pubblicizzava la Duo CRF come regalo per le prossime feste natalizie; l’ottica è marcata Schneider Xenar, e quindi parrebbe possibile che un numero rilevante delle 2000 prodotte siano rimaste nell’Europa continentale.
Ultimamente alcune Duo con ottica Xenar stanno comparendo sul mercato dell’usato dei paesi dell’est europeo, quasi a confermarne la diffusione nell’area degli scontri della II GM.
Intorno alla metà del 1940, la fabbrica fu costretta dal governo nazista a sospendere la produzione di fotocamere per produrre spolette per munizioni.
Dopo la II GM, già nel 1945, la produzione di macchine fotografiche riprese immediatamente, anche per la proprietà americana della fabbrica, che tuttavia si concentrò in esclusiva sulla Retina 35mm e sui modelli Retinette, poiché, morto Nagel nel 1943, il figlio che gli seguì nella gestione degli impianti non seppe fronteggiare il volere della Eastman di Rochester.
E questo decretò la fine delle Duo-620. Qui sotto viene riportato l’elenco di Pete Taylor delle 25 varianti (fra ottiche ed otturatori) sinora riconosciute. Se si vuole ottenere davvero pignoli ci sono anche ulteriori variazioni minori, come le scale in metri ed in piedi, oppure le diverse finiture dei mirini della Serie I del modello e gli estremi identificativi impressi sulla porta posteriore dei modelli della Serie II.
Inoltre su alcune pubblicità (come quella italiana) o rari esempi di macchine realmente esistenti, gli otturatori non corrispondono allo standard previsto nell’elenco successivo; potrebbe essere dovuto a rimanenze di magazzino da esaurire e quindi montate sui primi modelli delle serie successive.
Dopo la II GM, già nel 1945, la produzione di macchine fotografiche riprese immediatamente, anche per la proprietà americana della fabbrica, che tuttavia si concentrò in esclusiva sulla Retina 35mm e sui modelli Retinette, poiché, morto Nagel nel 1943, il figlio che gli seguì nella gestione degli impianti non seppe fronteggiare il volere della Eastman di Rochester.
E questo decretò la fine delle Duo-620. Qui sotto viene riportato l’elenco di Pete Taylor delle 25 varianti (fra ottiche ed otturatori) sinora riconosciute. Se si vuole ottenere davvero pignoli ci sono anche ulteriori variazioni minori, come le scale in metri ed in piedi, oppure le diverse finiture dei mirini della Serie I del modello e gli estremi identificativi impressi sulla porta posteriore dei modelli della Serie II.
Inoltre su alcune pubblicità (come quella italiana) o rari esempi di macchine realmente esistenti, gli otturatori non corrispondono allo standard previsto nell’elenco successivo; potrebbe essere dovuto a rimanenze di magazzino da esaurire e quindi montate sui primi modelli delle serie successive.
E poiché i dati raccolti sinora sono davvero scarsi (a confronto, per esempio, di quanto invece esiste sulle Brownie) è difficile essere più precisi.
La base di quest’articolo, opportunamente integrata, è la traduzione di quello di Peter Naylor da Perth, Western Australia, che ha creato su Yahoo un gruppo dedicato alla Duo:
KODAK DUO 620 COLLECTORS GROUP
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